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Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha comunicato ai cittadini, mediante un video postato su Facebook, che da fine ottobre si sarebbe ridotta di un’ora al giorno (10 minuti in meno la sera e 50 minuti la mattina) l’illuminazione stradale.

È una delle misure che l’Amministrazione Comunale di Milano ha adottato per fronteggiare il caro energia.

Tra le altre disposizioni vi sono: dipendenti comunali in smart working il venerdì, riduzione del funzionamento degli impianti di climatizzazione in alcuni edifici pubblici e, ove possibile, anche delle pompe di acqua di falda.

Queste disposizioni viaggiano al fianco delle misure del Governo valide per tutti i Comuni, come espressamente riporta il Decreto Cingolani del 6 ottobre:

  • Stagione termica più breve di 15 giorni, posticipando di 8 giorni l’accensione e anticipando di 7 giorni lo spegnimento;
  • Accensione giornaliera degli impianti ridotta di un’ora;
  • Temperature diminuite di 1°C rispetto al massimo consentito.

“Con queste azioni – ha dichiarato il sindaco di Milano, Beppe Sala –  pronte ad essere messe in campo subito, contiamo di ottenere un risparmio di oltre 1,5 milioni di euro e intanto andremo avanti con lo studio di ulteriori pratiche da realizzare nel lungo periodo.” 

L’Amministrazione Comunale non si è limitata a presentare il progetto, ma ha anche attivato una vera e propria campagna informativa online, 100 consigli per l’ambiente, rivolta ai cittadini, per promuovere l’adozione di uno stile di vita più sostenibile che attraversa anche l’utilizzo intelligente delle fonti di energia.

Il focus delle scelte adottate dal Comune di Milano è ridurre l’impatto dei propri consumi energetici; per questo ha predisposto, a partire dal 4 novembre e per l’intera durata della stagione termica, un piano progressivo di chiusure che riguarderà il venerdì e il fine settimana, in modo da prolungare gli effetti positivi legati allo spegnimento degli impianti.

Come già anticipato, il nucleo del provvedimento è rappresentato dalle due misure prese in totale accordo con ATM e A2A, che riguardano le temperature sui mezzi di superficie e della linea M2 e l’illuminazione pubblica. L’accordo con ATM prevede, invece, la riduzione della temperatura (pari a 2°C) sui bus elettrici, sui tram e sui convogli della linea M2.

L’accordo con A2A interessa i punti luce stradale, in particolare il periodo di accensione che sarà diminuito di un’ora al giorno.

Illuminazione pubblica spenta: la situazione a Milano

La nota diffusa dal Comune chiariva che l’illuminazione sarebbe rimasta spenta 50 minuti in più al mattino e 10 minuti in più alla sera, a partire dalla sera del 28 ottobre, senza specificare la portata geografica della misura. Come è possibile leggere sembra che la misura abbia dapprima interessato soltanto il centro città (Duomo, Fontana, San Babila, Scala), finendo per raggiungere progressivamente tutta la città.

Come riporta il Fatto Quotidiano, il provvedimento adottato dalla Giunta comunale di Milano ha mostrato, sin da subito, alcune lacune che hanno destato non poca incertezza nei cittadini.

Una novità introdotta, da quanto si apprende dal sito web del giornale, è che l’orario di riferimento di accensione e spegnimento diventa quello ufficiale di alba e tramonto; mentre fino a poco prima del provvedimento la luce era accesa e spenta nel crepuscolo, quindi prima dell’alba e dopo il tramonto. Il rischio è di lasciare al buio la città per un lasso di tempo cospicuo prima dell’alba, arrivando questa, in inverno, poco prima delle 8:00. Un’ulteriore ipotesi di riduzione, ovvero spegnimento alle 3 e riaccensione alle 5, che avrebbe di per sè avuto un impatto non trascurabile sull’illuminazione delle vie milanesi, è stata scartata in quanto gli impianti non lo consentono. Infatti, sono in utilizzo sistemi di regolazione basati sulla “mezzanotte virtuale”, non capaci quindi di adeguare la propria programmazione in modo dinamico come i più recenti sistemi di controllo “punto-punto”.

Inoltre, sempre da quanto si apprende dal giornale, un errore di programmazione dello spegnimento dei lampioni ha paradossalmente causato uno spegnimento dei lampioni in via Torino e Corso Italia addirittura dopo le 20:00.

In ogni caso, come spesso accade, ogni provvedimento nuovo porta con sé malcontenti e dissapori. Attraverso messaggi social e qualche telefonata alle radio, sono stati diversi i milanesi ad esprimere il loro timore per le difficoltà di trovarsi al buio.

Sono davvero numerosi i cittadini che, attraverso i canali social, hanno espresso le loro perplessità e timori. Provando a riassumere, il tema principale che sembra essere stato trascurato riguarda la sicurezza stessa della città e dei cittadini.

“L’illuminazione pubblica – sostengono in molti – non dovrebbe essere spenta per tutelare la sicurezza della collettività.”

Illuminazione pubblica spenta anche in altri Comuni

L’iniziativa di spegnere l’illuminazione pubblica è stata seguita anche da altre città, come Ravenna e Vigevano (in provincia di Pavia).

Il Comune di Ravenna ed i 18 Comuni della provincia hanno scelto di spegnere i lampioni, nei giorni feriali, dall’1 di notte sino alle 5:00, mentre nel weekend è prevista una proroga e lo spegnimento avverrà alle 2:30.

Gli spegnimenti non riguardano gli impianti che illuminano le strade statali che attraversano il territorio comunale. Pertanto, rimarranno accesi circa 2410 punti luce a fronte del totale oltre 35.000.

La decisione della giunta ha stimato un risparmio pari a 230.000 euro nel 2022, che salirà superando il milione di euro nel 2023.

Il Comune di Vigevano, in provincia di Pavia, al fine di contenere gli elevati costi dell’energia, ha scelto di spegnere l’illuminazione pubblica nelle ore notturne. La lista dei Comuni italiani che scelgono di far fronte alla crisi energetica spegnendo l’illuminazione pubblica si allunga di giorno in giorno.

Crisi energetica: possibili scenari 

La crisi energetica è ormai una realtà con cui tutti dobbiamo misurarci. Così come è altrettanto vero che sono necessarie delle scelte consapevoli e anche coraggiose che possano durare molto più di qualche mese.

Spegnere l’illuminazione pubblica potrebbe essere una strada verosimilmente percorribile solo nel breve periodo. Infatti, una reale ed effettiva soluzione impone il cambiamento del modo in cui le città pensano all’illuminazione e richiede prontezza e predisposizione nel concepire tale asset come un driver concreto per la sostenibilità urbana.

La scelta di spegnere l’illuminazione pubblica sembra non tenere in considerazione gli sviluppi tecnologici e le innovazioni a cui hanno dato vita. Piuttosto che spegnere interi quartieri o addirittura intere città, le amministrazioni locali potrebbero considerare la possibilità di investire in interventi tecnologici in grado di conseguire risparmi energetici ed economici considerevoli.

Una nostra stima, effettuata sugli oltre 135.000 punti luce della città di Milano, indica che lo spegnimento porterebbe approssimativamente ad un risparmio di circa 350.000 euro, a fronte di oltre 1,2 milioni che si risparmierebbero se si applicassero tecnologie di telecontrollo.

Sono numeri indicativi che, tuttavia, mostrano chiaramente la differenza tra le due strategie.

Se poi si applicasse una riduzione aggiuntiva del 10% (ossia una riduzione dell’intensità luminosa delle lampade, tale comunque da non impattare sull’illuminazione urbana e quindi nemmeno sulla sicurezza) il risparmio conseguito ammonterebbe addirittura ad una cifra di poco inferiore a 2 milioni di euro.

Il basso pay back time (3-5 anni) di una tecnologia di questo tipo, ossia il lasso di tempo entro cui la pubblica amministrazione rientra dall’investimento, è un altro elemento che dovrebbe far riflettere sull’opportunità di considerare gli investimenti tecnologici come strada da percorrere per ottenere significativi risparmi energetici senza stravolgere l’ecosistema urbano.

Da ultimo, non certo per importanza, vi è il tema della sicurezza dei cittadini che lo spegnimento dell’illuminazione pubblica porta alla ribalta. Mai come in questo momento storico i decisori pubblici devono compiere scelte coraggiose e decisive che avranno un rilevante impatto su diversi ambiti della vita in città.

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